1999 Roma, Domus Aurea, Corridoio 118

Frammento di controsoffitto e stucchi (I sec. d.C.)

Committente

Soprintendenza Archeologica di Roma

Direzione dei lavori

Elio Paparatti

Supervisione tecnica: Cinzia Conti

Intervento

L’integrità strutturale di uno dei pochi frammenti di controsoffitto dipinto ancora in situ nella Domus Aurea era fortemente compromesso dal degrado dei tondini di ferro e dal peso del cemento, usati in passato per ancorare il frammento alle pareti laterali. Le infiltrazioni di acqua dalla volta avevano causato l’erosione del ferro e il distacco di parti di cemento. Le decorazioni dipinte erano nascoste sotto spesse incrostazioni carbonatiche e silicatiche.

L’idea iniziale di staccare l’intero frammento e di trasportarlo in laboratorio, per eseguire il restauro, montarlo su un nuovo supporto e per poi ricollocarlo in situ, ci è sembrato fin da subito molto rischioso. La perdita di materiale che sarebbe stata causata dai tagli, i rischi indotti dalle difficoltà di movimentazione nello spazio esiguo del corridoio stimolavano la ricerca di una soluzione più idonea dal punto di vista conservativo e di più semplice realizzazione.

Dopo aver abbassato le spesse “costole” di calcare con trapano e punte abrasive, la superficie dipinta e gli stucchi laterali sono stati velinati con garza, tela patta e resina acrilica. Per garantire stabilità al frammento di volta durante le operazioni da eseguire sull’estradosso, è stata costruita una controforma in legno sorretta da una struttura tubolare, utilizzando le buche pontaie antiche, perché fosse del tutto priva di vincoli e collegamenti al ponteggio per evitare che anche la minima vibrazione si trasmettesse al frammento di volta. Per rimuovere il cemento dall’estradosso sono stati praticati con un frullino tagli perpendicolari tra loro e tutti della stessa profondità. Le sezioni così delimitate sono state rimosse con uno scalpello. Infine con la stessa metodologia è stato rimosso lo strato di cemento più profondo insieme agli elementi di ferro. Al di sotto del cemento uno strato di calcare spesso fino a 10 cm., formatosi a causa del prolungato gocciolamento di acqua dalla volta, ricopriva l’intero frammento conferendo maggiore solidità alla struttura. Lo strato di calcare, non rimosso, tenacemente adeso all’intonaco originale, è stato utilizzato come strato di intervento su cui porre i diversi elementi del nuovo supporto. Il frammento è stato collegato alle pareti attraverso quattro fasce aramidiche poste in senso trasversale e applicate mediante resina epossidica: le due fasce centrali inglobano quattro barre di kevlar sagomate e anch’esse vincolate tanto al controsoffitto quanto alle due pareti. Il sistema di sostegno è pertanto costituito da una sorta di rete a maglia larga che lascia scoperte ampie zone della superficie del controsoffitto. Lungo le fasce disposte longitudinalmente sono stati inseriti, e incollati con resina epossidica, una serie di perni in kevlar per una profondità di circa 5 cm muniti di testine antistrappo. Questo sistema è stato realizzato dalla ditta Sacen Srl, che lo aveva già applicato per il consolidamento delle volte in mattoni della Basilica Superiore di S. Francesco ad Assisi.

La superficie dipinta è stata consolidata con silicato di etile, per poter assottigliare ulteriormente il calcare mediante microtrapani. Utilizzando alternativamente una resina a scambio ionico (prodotto sperimentale messo a punto da U. Santamaria dell’ICR) e microtrapani con frese coniche si è riusciti a rimuovere quasi completamente lo strato grigio di incrostazione calcarea. Solo una piccola porzione del dipinto è stata rifinita tramite pulitura laser al fine di rimuovere totalmente lo strato sovrammesso esclusivamente sul fondo bianco. Dal trattamento sono state escluse le decorazioni policrome per le quali era necessario uno studio più approfondito.